Su antichi manoscritti, Gevorg Emin
- Pubblicato: Mercoledì, 22 Gennaio 2020 20:50
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Sognai d’ essere un monaco a S. Mugni.*
Non potevo dormire, cupi pensieri mi tormentavano;
Gevorg di Ashtarak**, cronista, pittore, bardo
Mi rigiravo sopra un duro letto,
Amante della luce, acerrimo nemico dell’oscurità
Mi struggevo con i miei dilemmi nella buia stanza.
Primo tra i peccatori, ultimo tra i santi
Giacevo e pregavo, rinunciando a penna e pitture.
Come accadde, solo il paradiso lo sa,
Invece di incensare io scrissi di una rosa.
Invece di glorificare l’albero della croce,
Benedicevo in versi l’albero della vita.
Invece dei tuoi occhi puri, vergine Maria,
Sopra i vangeli disegnavo gli occhi
Del giovane Khumar.*** Così, invece di illustrare
Le Vite dei Santi, mi scusavo lamentandomi
Con l’Onnipotente Salvatore.
Ancora la lista delle colpe non era finita.
Il vino chiamavo santa mirra, e ancor più peccai,
Esaltando merende sull’erba nella brezza di Maggio.
Scrivevo pagine proibite nella mia stanza;
Non solo scrivevo, ma le leggevo per bene.
Domani, quando il quadrante segnerà le nove,
Sarò processato davanti al Sacro Sinodo.
Molti secoli sono trascorsi, altri ne passeranno.
Quanti razzi spediti verso le stelle!
Bubbolano i gufi tra le rovine di Mugni,
Ancora non posso dormire, tormentato dai pensieri.
Gevorg di Ashtarak, bardo, cronista, pittore,
Sempre lo stesso, non crebbe codardo il mio cuore,
Amante della luce, nemico acerrimo dell’oscurità
Mento e combatto con i fantasmi nella mia stanza.
(Gevorg Emin, pag. 53 Songs of Armenia trad. Fernando Da Re giugno 2017)
*monastero di st. Mugni sul lago Sevan;
**villaggio natale del poeta;
***nome proprio di origine indo/orientale;